COME TRASFORMARE UN ATTICO PIENO DI CORRIDOI IN UN OPEN SPACE SORPRENDENTE

Immaginare una penthouse di 400 metri quadrati dall’aspetto incombente e congestionato può sembrare quasi assurdo. Eppure era proprio questa l’atmosfera che si respirava in questo attico di Berlino prima che Jan Ulmer Architects lo riprogettasse. Nonostante l'appartamento fosse pronto per essere abitato, la disposizione degli spazi e lo stile non convincevano i proprietari, che si sono così rivolti allo studio tedesco per una massiccia ristrutturazione.

Per eliminare la sensazione di chiusura, dovuta innanzitutto ai numerosi corridoi interni che ricordavano quelli di un ufficio, sono stati abbattuti quasi tutti i muri interni, dando forma a una pianta il più libera possibile. Ma in uno spazio così grande il rischio era proprio l’opposto, ovvero quello di creare un unico ambiente monotono. Proprio per evitare questo effetto gli architetti hanno lavorato su forme, materiali e, soprattutto, colori. Idealmente, volevano realizzare un interno in cui gli inquilini non si annoiassero anche dopo lungo tempo.

Un interno capace di sorprendere necessitava dunque di una linea guida altrettanto originale. In questo caso l’intento era di creare una sorta di città nella casa, come spiegano gli architetti: “In questo senso abbiamo inteso i volumi interni come case su strade e piazze, ognuna progettata con un carattere specifico. Le finestre interne supportano questa metafora della casa e consentono collegamenti visivi, oltre a quelli fisici attraverso le porte ad altezza di stanza, che sembrano nascoste in quanto incassate in modo preciso nei mobili e nelle pareti”.

Come una città vista da lontano, dall’alto, o come fosse ancora un modellino, i volumi e le forme sono stati ridotti all’essenziale, creando movimento nei punti di passaggio e d’unione tra spazi privati e pubblici grazie a un gioco di contrasti evidente. Luce e buio, aperto e chiuso, interno ed esterno sono le categorie in lotta. A ricordare il senso di fuga e di prospettiva della città, concorrono anche gli spigoli arrotondati dei mobili e dei sofà, che lasciano scivolare senza soluzione di continuità la sguardo, nonché il grande, nuovo lucernario che lascia entrare naturalmente la luce dall’alto.

Per l’arredo non sono ovviamente mancate le collaborazioni con designer e artisti berlinesi. La cucina è stata progettata in collaborazione con l’artista Claudia Wieser, mente e mano delle piastrelle le cui texture ricordano le geometrie Memphis. Colori anni ’70 sulle pareti, come salvia e senape spenti, sono solo l’inizio di una palette estremamente variegata che si sussegue per tutta la pianta. Verde acceso e rosa pastello vengono a loro volta ravvivati dal parquet, che unisce alcune stanze, e dal terrazzo che lo sostituisce in altre. L’illuminazione è invece opera di ELOA Unique Lights che ha creato una serie di costellazioni luminose specifiche. Un altro prodotto su misura è nato dalla collaborazione con Lyk Carpet, che ha progettato il tappeto (realizzato a mano in lana naturale in Nepal) per la camera da letto principale.

L’appartamento gode di ben 4 terrazze. La più privata, adiacente alla camera da letto padronale, è circoscritta su quattro lati, e affaccia sul giardino interno. Quella più esterna fronteggia direttamente lo skyline della capitale.

2023-05-19T06:09:06Z dg43tfdfdgfd